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Interviste - Intervista alla prof.ssa Donata Negrini del Centro Intercultura - a cura di Isabella Cassisa

la prof.ssa Negrini
la prof.ssa Negrini

Quello che segue è il contenuto di un'intervista che ci ha rilasciato la professoressa Donata Negrini, che da anni collabora alle attività del Centro di Educazione Interculturale della Provincia di Mantova.

Tale centro ha come fulcro il tema dell’intercultura, l’interreligione e deil dialogo con le altre culture. Esso si rivolge a docenti, ragazzi, famiglie, mediatori ed educatori con l’obiettivo di favorire la conoscenza di culture vicine, lontane e anche lontanissime, che fanno comunque ormai parte del nostro paese e con le quali conviviamo, spesso non conoscendole e giudicandole in modo sbagliato.

Il centro, che è una risorsa offerta dalla Provincia di Mantova, si trova in via Mazzini n° 17 ed è attivo da più di 10 anni. Il responsabile delle Politiche dell’Immigrazione e del Centro Intercultura, il punto di riferimento del centro insieme ad altri collaboratori (tra i quali l’assessore Banzi, e alcuni mediatori) è il signor Gabriele Gabrieli.

Le attività che il centro offre sono: corsi di formazione per insegnanti, educatori e mediatori culturali sul tema dell’alfabetizzazione, attività inerenti all’educazione alla pace e ai diritti umani, animazioni interculturali, sportelli di consulenze per l’alfabetizzazione di ragazzi e adulti, collegamenti con le comunità di migranti, opportunità di documentarsi sul tema dell’intercultura attraverso video, libri, quaderni operativi, riviste specializzate.


Il centro, inoltre, segue il giornalino Smarties, la cui redazione è composta da studenti di nazionalità differenti e che ha sede all’Istituto Bonomi-Mazzolari di Mantova. Esso ha l’obbiettivo di raccontare il fenomeno dell’immigrazione attraverso gli occhi di chi la vive e non chi la vede e basta.

La professoressa Donata Negrini, circa 10 anni fa si è rivolta al Centro Intercultura per ricevere consigli ed aiuti inerenti l’insegnamento della lingua italiana a bambini molto piccoli (scuola elementare) provenienti da paesi molto lontani e con culture molto differenti dalle nostre. Oltre alla difficoltà dell’insegnamento si era infatti trovata di fronte anche alla difficoltà di andare incontro alle esigenze dei bambini.

Ci racconta per esempio delle differenze nell’approccio tra insegnanti e bambini in Italia ed in Cina: mentre in Cina il rapporto alunni-insegnanti è molto rigido e finalizzato esclusivamente all’apprendimento e alla disciplina, in Italia viene data molta importanza, oltre agli apprendimenti, anche alla parte emotivo – affettiva. “Qualche anno fa,” - ci dice - “ero insegnante in una classe di prima elementare, nella quale su 18 bambini ce n’erano 9 di differenti nazionalità. La metà. Questi bambini provenivano da tutto il mondo: Ghana, India, Congo, Cina, Marocco, Pakistan… Per insegnare loro l’italiano, abbiamo pensato, insieme, di tappezzare l’intera aula con disegni del paesaggio, fatti dai bambini, dove vicino alle figure mettevamo in italiano e nelle diverse lingue la parola scritta riferita alla figura. Un lavoro fantastico!”


Approfondendo il discorso, la professoressa aggiunge: “Il centro si occupa di progetti con le scuole finalizzati alla conoscenza di culture e religioni diverse dalle nostre. Un esempio è il Progetto di convivenza interreligiosa “Viaggio nelle religioni della mia città”, dove i ragazzi visitano, conoscono e raccolgono informazioni sulle altre religioni ed i loro luoghi, nella provincia di Mantova, come la Sinagoga ed il cimitero ebraico. In una scuola hanno riprodotto in miniatura un tempio buddista.”

“Il centro offre inoltre la possibilità di dialogare con le persone appartenenti a religioni diverse, questo è ben differente dallo studiare una religione su un libro o sentirne parlare, perché chi è “dentro” alla religione sa spiegarti come la vive, come la sente, come ne fa parte e perché crede in quella religione. L’intercultura non è una cosa astratta, ma è una ricchezza di cui ci dobbiamo “cibare”, sia per noi stessi sia per gli altri. E’ un modo per vedere una stessa realtà ma da punti di vista diversi, avere opinioni e prospettive differenti.”

Un'altra importante riflessione che ci propone la professoressa in un quadro più ampio e generale è il pensiero che ci deve guidare nella considerazione che gli “altri” devono essere considerati come una ricchezza e non come un disturbo all’interno della nostra organizzazione sociale.

Oggi la società multietnica è una realtà che va vissuta, bisogna imparare con gli “altri” e dagli “altri”, facendo circolare le conoscenze non in un unico senso ma in una doppia direzione di scambio.

Isabella Cassisa