Don Tazzoli: prete poco clericale


Palazzo della Curia Vescovile

Marzo-aprile 1848: le truppe austro-ungariche occupano e assediano la città di Mantova. E paralisi di tutta la vita civile. E oltraggio al patrimonio religioso-sacrale della Basilica di Sant'Andrea. La cripta che custodiva la reliquia del Preziosissimo Sangue è violata. Nulla sembra sfuggire al controllo del regime. Neppure le omelie dei sacerdoti.

12 Novembre 1848: Don Enrico Tazzoli predicava in Basilica cittadina. Giovane professore del seminario era nato a Canneto sull'Oglio nel 1812 ed era stato consacrato sacerdote nel 1835 legava il commento della Parola di Dio alla realtà del secolo. Viene immediatamente deferito al Delegato della Fortezza di Mantova, Gorzkowski, che ne ordina l'arresto, così giustificato all'allora Mons. Giovanni Corti (Vescovo dal 1847 al 1868): don Tazzoli é reazionario ; ha sostenuto tesi che, benché velate, contenevano aspetti sovversivi. Successivamente prosciolto dall'imputazione, il Vescovo deve catechizzare il suo sacerdote perché non esca fuori dalle righe della tradizionale dottrina cristiana .

Il 23 Novembre 1848, Mons. Corti ringrazia il Delegato Gorzkowski, per aver riconosciuto il Tazzoli innocente. Ma il suo secondo arresto risulta fatale. Veniva tradito da un suo confratello, don Bosio e finiva per riconoscersi responsabile della congiura contro il regime di Vienna. Richiesto dagli stessi organi di potere di esprimere il perché i preti mantovani apparissero più politicamente reattivi rispetto al clero veronese, Don Tazzoli redige un lungo memoriale. Fornisce una chiave di lettura che merita di essere brevemente richiamata: il clero veronese risulta essere obbedientemente fedele alla tradizione romano-cristiana; il clero mantovano prevalentemente oppone una obbedienza più critica, ragionata e si presenta maggiormente impegnato sul terreno del sociale. D'altronde lui stesso don Tazzoli aveva ricoperto ruoli non solo professorali nel seminario, ma anche un ruolo manifestamente riconosciuto sul piano dei primi asili d'infanzia in Città, sull'onda dell'Aporti.

A titolo di testimonianza inedita e meritevole di essere riconosciuta, citiamo una lettera, datata al 12 Maggio 1868 , e indirizzata a Monsignor Luigi Martini, dal Segretario degli Asili, Bresciani:


Seminario Diocesano Vescovile

A Lei, Monsignore, era riservato di raccogliere in epoca assai infausta e memoranda il duplice Legato di affetto e d'interesse che l'amoroso Professore D. Enrico Tazzoli, zelantissimo Segretario degli Asili stessi, testava a loro favore la vigilia del suo supplizio. E la Scrivente Direzione sortita a rappresentare il Patrio Istituto in tempi ben diversi da quelli, gode di vedere illustrato il pio lascito nelle commoventi pagine del Confortatorio, edito da Lei, e nelle quali acquistano non poca importanza individui, fatti e circostanze o ignorate fin qui, o non apprezzati abbastanza. Per ciò poi che riguarda la pratica esecuzione dell'estrema volontà del lagrimato D.Tazzoli, cioè la pubblicazione colle stampe delle Prediche composte in Castello, la Direzione è ben lieta di rimettersi in tutto a Lei, degno depositario e interprete dei supremi voleri di quell animo invitto .

E' un tassello, di notevole importanza, per non ridurre il sacerdote Don Tazzoli soltanto ad uno dei memorabili Martiri di Belfiore. E sacerdote, persino nel carcere del Castello, alla vigilia dell'esecuzione capitale, estensore di Prediche, il cui ricavato sarebbe stato devoluto a favore degli Asili. E socialità qualificante il suo modo di essere sacerdote; per questo poteva scrivere con autorità dinanzi alle autorità austriache che il clero mantovano era dotato di una fedeltà alla tradizione cattolica, con spirito aderente al sociale e al concreto dei valori educativi e formativi dell'uomo. E per attuarne le esigenze occorreva essere liberi . Rientrava così nel solco di chi in Europa aveva già sbrecciato barriere, per pubblicamente dire da cattolico: solo nella libertà si può essere veri. E la verità comincia, quando ci si educa nella libertà.

Io perdono di cuore scrisse a chiunque potè in queste faccende o in altro danneggiarmi Così Dio mi perdoni. E mi perdonino tutti quelli che in qualunque modo fossero o si credessero stati danneggiati ed offesi da me (6 dicembre 1852).

Il 7 dicembre 1852, nella valletta di Belfiore, consacrava sul patibolo queste parole libere e vere.

Stefano Siliberti

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